di Anna Nicolussi Principe

Il caso 

L’Hotel Alfa è una struttura alberghiera sita in una nota località turistica montana che, a causa del passare degli anni, necessita di importanti lavori di ristrutturazione tra cui la realizzazione, di un ampio parcheggio sotterraneo destinato ai clienti. 

L’imprenditore incarica dell’esecuzione dell’opera l’impresa Beta con la quale stipula un contratto di appalto. 
Stante la complessità dei lavori, da portare a termine prima dell’inizio della stagione estiva, Beta decide di incaricare una seconda impresa, Gamma, dell’esecuzione dei lavori di demolizione di grossi blocchi di cemento nel piano interrato della struttura, funzionali alla successiva realizzazione del parcheggio. 

Nel corso dell’esecuzione dei lavori Tizio, dipendente dell’impresa Gamma, al fine di rimuovere un blocco di cemento collocato in alto, non raggiungibile da terra, decide di utilizzare una scala presente sul cantiere, appoggiandola ad una delle pareti interne della stanza in cui stava operando. 
A causa del peso del demolitore e delle vibrazioni prodotte, Tizio cade rovinosamente a terra riportando gravi lesioni alla colonna vertebrale, oltre ad un trauma cranico.

Nel corso degli accertamenti successivi al fatto si scopre che Tizio non indossava il caschetto antinfortunistico fornito dal datore di lavoro, che il datore di lavoro Gamma aveva suggerito al lavoratore di utilizzare la scala a pioli per il raggiungimento dei blocchi di cemento collocati in alto e che il piano operativo di sicurezza redatto da Caio, coordinatore per la progettazione ed esecuzione nominato dall’Hotel Alfa, non conteneva la valutazione dei rischi cui sarebbero stati esposti i lavoratori nell’ipotesi in cui i blocchi di cemento da demolire si fossero trovati ad un’altezza non raggiungibile stando a livello del pavimento, né le misure di prevenzione e protezione idonee a prevenire il manifestarsi di situazioni di  pericolo nello svolgimento di quella operazione di demolizione.