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Milena Gabanelli


Milena e il giornalismo di oggi 

Intervista a Milena Gabanelli

di Giuliano Testi 

“Giornalista italiana, laureata in Storia del cinema, dal 1982 ha incominciato a lavorare come freelance per la RAI in programmi d’attualità. Collaboratrice dal 1989 di Speciale Mixer, è stata inviata di guerra in ex Jugoslavia, Birmania, Cambogia, Vietnam, Mozambico, Somalia e Cecenia. G. è l’unica giornalista italiana ad essere stata accolta a Pitcairn (l’isola in cui vivono i discendenti degli ammutinati del Bounty). Nel 1994 è stata scelta come conduttrice di Professione Reporter (programma sperimentale basato su reportage realizzati da neo-videogiornalisti) e nel 1997 è passata a Report, che ha condotto fino al 2016. G. ha iniziato a realizzare i suoi servizi senza l’ausilio di una troupe, introducendo così in Italia il videogiornalismo (1991); in seguito ha teorizzato il metodo e lo ha insegnato in diverse scuole di giornalismo. Nel 2017 ha rassegnato le dimissioni dalla RAI e dallo stesso anno collabora con Il Corriere della sera e partecipa a trasmissioni di approfondimento di La7. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fra cui il Premio I. Alpi (2002), Premio L. Barzini (2009) e il Premio Trabucchi d’Illasi alla passione civile (2010)”. Questa è la definizione che l’Enciclopedia Treccani riporta alla voce “Gabanelli, Milena”. 

Cosa aggiungere? Forse che oggi è impegnata con Dataroom – una sua creazione di cui mi ha parlato nell’intervista che segue – ma anche, e soprattutto, che il suo nome è ormai divenuto sinonimo di giornalismo di inchiesta, un giornalismo caratterizzato da quella incessante ricerca della verità che ha fatto da sfondo a tutta la sua carriera. 

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Milena, cosa significa nel 2022 fare giornalismo? E chi è il giornalista oggi?

La stessa cosa di sempre: fare giornalismo significa informare i cittadini sui fatti, in modo verificato e obiettivo poiché da una corretta informazione derivano scelte consapevoli. In via generale anche il mestiere di giornalista oggi è quello di sempre, a fare la differenza è per “chi” lavora: una testata che risponde di ciò che pubblica, oppure non ne risponde perché si tratta di un sito internet registrato in chissà quale Paese, ed ha altri obiettivi, ideologici, commerciali, di propaganda.