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Pierre Bayard


Come parlare di fatti che non sono mai avvenuti 

Intervista a Pierre Bayard

di Giuliano Testi – CTS SEAC

Le fake news sembrano essere uno dei problemi principali del nostro tempo. Ma sono davvero così pericolose? Spendiamo quotidianamente parole critiche nei loro confronti, ignorando i benefici che portano alle nostre vite private e collettive: sono una fonte di benessere psicologico, stimolano la curiosità e l’immaginazione, aprendo così la strada alla creazione letteraria e alle scoperte scientifiche. Questa è la provocatoria e paradossale posizione sostenuta da Pierre Bayard, l’autore di “Come parlare di fatti che non sono mai avvenuti” (Treccani, 2020), scrittore e psicoanalista, professore di letteratura francese presso l’Università di Parigi VIII.

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Pierre Bayard, complimenti per il suo libro, veramente interessante. Come nasce l’idea di questo volume?

Questo libro è il terzo volume di una trilogia, che include anche “Come parlare di un libro senza averlo mai letto” (2012) e “Come parlare di luoghi senza esserci mai stati” (2012), pubblicati in lingua italiana dalla casa editrice Excelsior 1881. In esse difendo un approccio critico che chiamo “critica per ignoranza”, che si basa sull’idea che ci capita di essere tanto più pertinenti quando parliamo di qualcosa di cui non sappiamo nulla.

Può sembrare un paradosso, ma in determinate circostanze si rivela giusto. C’è infatti sempre il rischio, se si conosce troppo bene un argomento, di perdersi nei dettagli. Un bibliotecario in “L’uomo senza qualità” di Robert Musil, ad esempio, spiega che non legge mai nessun libro per paura di perdere ciò che gli sembra essenziale nella sua percezione della sua biblioteca, vale a dire una visione panoramica.