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Job crafting: l’arte di modellare il proprio lavoro

di Maria Chiara Volpi – CTS SEAC

 

Il termine job crafting è stato coniato dalle professoresse universitarie Amy Wrzesniewski e Jane Dutton più di venti anni fa. Di cosa si tratta? Di un insieme di azioni, demandate alla libera iniziativa del dipendente, volte a riorganizzare il lavoro adattandolo agli interessi, ai valori e alle esigenze personali. 
Ciò che cambia non è il ruolo, ma le responsabilità, le interazioni con gli altri e la mentalità rispetto alla propria attività per creare (o aggiungere) un maggior significato al proprio lavoro; l’obiettivo è riuscire a lavorare, nel rispetto delle gerarchie esistenti, sentendosi allineati ai propri bisogni personali, ai punti di forza, alle motivazioni e alle proprie passioni. Si tratta di un comportamento proattivo che i dipendenti possono adottare per cambiare le caratteristiche fisiche, cognitive e sociali del loro lavoro; il job crafting parte dai lavoratori, ne eleva il ruolo e li responsabilizza sui risultati finali: ciascun lavoratore ha un ampio margine di autonomia nel definire il contenuto delle proprie mansioni, adattandole alle caratteristiche personali e professionali, verifica i risultati del proprio operato e se ne assume la responsabilità. 

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Nel job crafting non è il responsabile gerarchico o il management a decidere del lavoro dei sottoposti, ma sono i lavoratori stessi che prendono l’iniziativa di intervenire e definire i propri compiti, diventando, al contempo, responsabili della loro produttività. Essere protagonisti dei cambiamenti aiuta ad accettarli; da questo punto di vista, il job crafting aiuta ad anticipare conflitti, resistenze e inefficienze sul lavoro. 
È bene sottolineare che con il job crafting si inverte l’onere della responsabilità nell’organizzazione del lavoro, ma non vengono stravolte le gerarchie e i ruoli aziendali: la direzione aziendale continua a definire gli obiettivi mentre la puntuale definizione e la realizzazione di questi ultimi spetta ai lavoratori, nei limiti delle loro capacità professionali e dell’autonomia che gli viene concessa. 
È un processo informale, innovativo e creativo che genera un circolo virtuoso: migliorano la soddisfazione, le performance, la motivazione, il benessere e il coinvolgimento dei dipendenti.