Seleziona una pagina
SEAC

Stan Cox

 
 
Tick-Tock Goes the Climate Clock 

Intervista a Stan Cox

di Giuliano Testi – CTS SEAC

Stan Cox, per tredici anni genetista presso il dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti prima di iniziare il proprio lavoro presso il Land Institute, non è semplicemente uno dei tanti che parlano del cambiamento climatico. È uno scienziato – ma aggiungerei un grande appassionato – che ha il coraggio di esprimere in modo chiaro le proprie opinioni, anche quando possono risultare impopolari o perlomeno radicali. Lo ha fatto anche nel suo ultimo libro – il quarto – intitolato The Green New Deal and Beyond, dal quale ho tratto gli spunti necessari per parlare con lui di clima e combustibili fossili, ma anche di argomenti come il superamento del sistema capitalistico ed il bisogno di un mondo più equo per tutti. La sua critica spesso provocatoria, utilizzando un linguaggio lineare, riesce a metterci di fronte a delle verità scomode quanto incontestabili. Per dirla con Jodie Evans di Rainforest Action Network, “Stan Cox ha la capacità di rendere evidente che se il sistema economico non ci permette di fare ciò che è necessario per prevenire il collasso ecologico, allora è il sistema che deve essere cambiato”.

Scopri Law&HR

Abbonati

Stan, come possiamo raggiungere gli obiettivi che si prefigge il Green New Deal senza un concreto coordinamento internazionale che sia veramente operativo e non soltanto artefice di una serie di dichiarazioni di intenti? Il presidente Biden ha annunciato che gli Stati Uniti aderiranno nuovamente all’accordo di Parigi, ma sia questo che il protocollo di Kyoto sembrano scatole vuote … o vetrine di negozi che espongono cose che però non sono disponibili …

Io mi sono unito a coloro che in tutto il mondo chiedono un “trattato di non proliferazione dei combustibili fossili”, esplicitamente modellato sul “trattato di non proliferazione nucleare” che fu presentato negli anni ’60 e che è stato firmato da quasi tutte le nazioni del mondo. Mentre il trattato nucleare richiedeva alle nazioni aderenti di non sviluppare mai armi nucleari, il trattato sui combustibili richiederebbe alle nazioni di lasciare nel sottosuolo per sempre la maggior parte delle loro riserve di sostanze fossili. Ottenere un accordo tra duecento nazioni sarà certamente difficile, e quindi alcuni promotori del trattato suggeriscono che per mettere in moto il meccanismo andrebbero formate delle piccole alleanze tra nazioni – chiamiamoli club – che si uniscono per elaborare i propri piani congiunti di eliminazione dei combustibili fossili; in un secondo momento, superata questa sorta di primo test, potrebbero coalizzarsi – tra di loro e con le rimanenti nazioni – in un vero movimento che conduca al trattato globale.