Compliance
di Giuliano Testi – CTS SEAC
“In ambito aziendale termine utilizzato con il significato di conformità a una legge, a uno standard, a best practice e a politiche imprenditoriali. Secondo una prospettiva economico-aziendale, il termine è messo in relazione al sistema di controllo interno, inteso come l’insieme delle regole, delle procedure e delle strutture organizzative volte a consentire, attraverso un adeguato processo di identificazione, misurazione, gestione dei principali rischi, una conduzione dell’impresa sana, corretta e coerente con gli obiettivi.”
Enciclopedia Treccani
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La definizione fornitaci dall’enciclopedia Treccani è, come di consueto, esemplare nella sua precisione. La compliance è al tempo stesso conformità e gestione, adempimento e misurazione. Vi ricorda qualcosa? Forse sì, forse tutto questo è per noi – superficialmente, lo riconosco – sinonimo distorto di ombrallungante burocrazia, quell’insieme fastidiogravoso di carte, di rimandi, di tempi snervodilatati nella disperassegnazione di soluzioni non arrivanti, di risposte vanattese. Ben altro andar è d’uopo lor signori… ben altro vento le nostre vele anelano… Essere competitivi richiede da sempre un grande impegno, ed ancor più ne richiederà quando il cosiddetto new normal sarà un po’ meno new per divenir soltanto normal. Nessun meccanismo, sia esso fisico o astratto, funziona senza delle regole ben precise, stabilite a priori e rigorosamente rispettattenzionate, men che meno lo può fare un’azienda, o un’istituzione, ma ancor di più il mercato nel suo complesso. Un primo punto da inseguire sarà pertanto questo, il rispetto della legge e delle procedure. Ma se la volontà nostra è questa – e ci mancherebbe altro, Madama la Marchesa – con altrettanto imperituro vigor dobbiamo reclamare leggi chiare, non soggette ad interpretazioni mobili qual piuma al vento, regolamenti stilati da chi veramente conosce la materia, quindi coinvolgendo nella loro stesura anche rappresentanti delle realtà imprenditoriali del nostro paese, magari iniziando ad applicare su larga scala i principi del legal design, ancora oggi visti da troppi soggetti come una bizzarria a metà strada tra il serio ed il faceto, e finalmente semplificando, semplificando, semplificando. Anche su questi aspetti dobbiamo cambiare. Come ebbe a scrivere Luigi Pirandello, “la facoltà d’illuderci che la realtà d’oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall’altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d’oggi è destinata a scoprire l’illusione domani”.