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SEAC

Il giorno delle oche

di Giuliano Testi – CTS SEAC

La legge rinchiude l’uomo o la donna che ruba

l’oca dal campo / ma lascia libero il malvagio

che ruba il campo all’oca / La legge rinchiude

l’uomo o la donna che ruba l’oca dal campo / e

le oche senza campo rimarranno / fino a quando

decideranno di riprenderselo.

Quelli che avete appena letto, sono alcuni versi di un anonimo inglese del diciassettesimo secolo, che furono composti per protestare contro le enclosures, ovvero il processo di recinzione dei campi condivisi che in tal modo divennero proprietà private. Qualche giorno fa, nel leggerli, mi è venuto in mente che potremmo interpretarli metaforicamente ed adattarli ad altre situazioni, come – guarda caso – la difesa del nostro pianeta. Infatti, molto spesso si monitorano e si reprimono gli atteggiamenti sbagliati del singolo, ma non si interviene efficacemente nei confronti di chi arreca il maggior danno; in questo modo la Terra ha subito e subirà il proprio impoverimento – la violenza degli esseri umani – fino al giorno in cui deciderà di ribellarsi. Di questa prospettiva non certo allegra se ne parla – appunto, se ne parla – da tempo, ma si agisce molto poco efficacemente.

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Eppure, gli studi scientifici ci dicono che il processo di “ribellione” della Terra è già in atto e che i suoi abitanti dovranno affrontare dei bei problemi, primo tra tutti il riscaldamento atmosferico e ciò che ne consegue, dall’innalzamento del livello del mare alle attualmente sottostimate migrazioni climatiche. Come ho detto prima, se ne parla da tempo. Il protocollo di Kyoto, l’accordo di Parigi, i vari summit dei grandi della Terra. È sempre molto bello sbandierare propositi a destra ed a manca, un po’ meno bello è far notare che i risultati attesi non sono arrivati e che siamo molto lontani dai traguardi che, forse avventatamente, ci eravamo prefissi – ma si sa, il consenso si costruisce in molti modi, anche così.
In questo numero della nostra rivista trattiamo l’argomento – come d’abitudine – da più punti di vista, non ultimo quello della normativa legata al mondo del lavoro ed alla gestione delle risorse umane. Ma vi presentiamo anche delle voci autorevoli che ci prospettano, se non delle soluzioni, almeno delle iniziative da intraprendere per affrontare i cambiamenti climatici e le loro inevitabili conseguenze. Ann Pettifor e Stan Cox vi parleranno del Green New Deal, nelle due accezioni inglese e americana, un modello socioeconomico rivoluzionario che non si limita all’ambiente ma parte da una diversa consapevolezza della società e dei rapporti di forza in campo economico, prospettando interventi radicali. Massimo Nicolazzi espone, invece, una visione più concreta della situazione, fortemente centrata sulle possibilità attuali e future della tecnica. Quale strada intraprendere? Abbiamo certamente varie possibilità: aderire ai movimenti che chiedono – in tutti i sensi – lo stravolgimento immediato della società, cercare di mediare razionalmente tra il mantenimento delle nostre possibilità e la necessità di cambiamento abbandonando quanto basta o sperare che i progressi tecnico-scientifici ci permetteranno di affrontare le inevitabili conseguenze. Oppure, e questo mi preoccupa non poco, possiamo far finta che niente stia accadendo, attendendo il giorno in cui le oche verranno a riprendersi il campo.