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SEAC

Tiziano Treu

 
Il rilancio post-Covid parte dall’innovazione

Intervista a Pietro Ichino

di Giuliano Testi – CTS SEAC

Maggio 2021

Quali insegnamenti ci sta lasciando la drammatica situazione pandemica che stiamo vivendo? Quali saranno i punti chiave del rilancio del nostro paese? Quali sono i punti deboli del nostro mercato e della nostra società sui quali dobbiamo intervenire per rimanere al passo con un’Europa che detta regole precise? Ho avuto l’opportunità di porre alcune domande in merito a Tiziano Treu, docente presso l’Università Cattolica di Milano e l’Università di Pavia, ministro del lavoro e della previdenza sociale nel governo Dini e nel successivo governo Prodi, ministro dei trasporti e della navigazione nel governo D’Alema, eletto al Senato della Repubblica nel 2001 ed attualmente presidente del Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) dal 2017.

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Il Covid ci ha colti impreparati, non soltanto dal punto di vista sanitario, ma anche per quanto riguarda il lavoro e le sue modalità di svolgimento. Le aziende, anche quelle più tradizionali e riluttanti, sono state “costrette” a sperimentare lo smart working, ma ci si è dovuti scontrare con inadeguatezza di dotazioni tecnologiche ed analfabetismo digitale. Quale insegnamento dobbiamo trarne?

Innanzitutto non ci si dovrebbe trovare impreparati, perché che stessero o potessero arrivare delle pandemie era noto, quella da Covid-19 era già la seconda o terza che si presentava nel mondo, quindi in futuro dobbiamo essere più previdenti. Dal punto di vista sanitario, noi avevamo una buona sanità ma incentrata sugli ospedali e poco sul territorio, quindi non idonea al controllo delle epidemie; inoltre, non avevamo un piano epidemiologico. Per quanto riguarda il lavoro, alcune aziende avevano già sperimentato delle forme di lavoro a distanza – non lo chiamerei smart working – ed al proposito c’è anche la legge del 2017; ebbene, quelle aziende che avevano già cominciato la sperimentazione hanno naturalmente continuato a funzionare meglio. In realtà un’azienda di media struttura e con un buon management non fa fatica ad adattarsi. Poi ovviamente lo può fare più o meno bene, perché non basta far lavorare le persone da casa, ci sono molti aspetti da curare. Direi che è stato complessivamente un buon esercizio, perché adesso vediamo che molte aziende si sono ben attrezzate. Certamente le dotazioni tecnologiche possono aver presentato dei problemi, la banda larga non è stata sempre perfetta, però penso che tutto sommato sia stata una buona sperimentazione; adesso però si deve ulteriormente migliorare. L’analfabetismo digitale è, non solo per questa faccenda, il problema più evidente, soprattutto per certi tipi di dipendenti, di collaboratori ed anche di lavoratori autonomi. Le organizzazioni dovranno fare delle scelte di lavoro ibrido, un po’ a distanza un po’ in sede, per massimizzare le due potenzialità. Il più evidente degli insegnamenti è certamente iniziare a conoscere l’universo digitale ed imparare a muoversi bene al suo interno.