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SEAC

Pietro Ichino

 
Il circolo vizioso all’origine dell’equilibrio deteriore del nostro mercato del lavoro

Intervista a Pietro Ichino

di Giuliano Testi – CTS SEAC

Gennaio 2021

In Italia ci sono grandi “giacimenti occupazionali” che chiedono solo di essere valorizzati. La globalizzazione consente ai lavoratori, se lo vogliono e sanno farlo, di attirare in casa propria gli imprenditori da ogni parte del mondo, quindi anche di scegliere i migliori. Ma per questo occorrono un mercato del lavoro innervato da servizi efficienti, relazioni industriali nelle quali modelli sindacali diversi possano davvero competere tra loro, la crescita di un sindacato capace di essere l’intelligenza collettiva dei lavoratori, cioè, di guidarli nella scelta dell’imprenditore e nella negoziazione della scommessa comune sul piano industriale innovativo. Prendiamo spunto da queste, che sono le idee centrali sulle quali e costruito il discorso proposto da Pietro Ichino ne L’intelligenza del lavoro. Quando sono i lavoratori a scegliersi l’imprenditore (Rizzoli, 2020), per porgli alcune domande in proposito.

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Professor Ichino, lei parla di “giacimenti occupazionali”, ma la sensazione percepita dalla grande massa delle persone è quella di un’estrema difficoltà nel trovare lavoro, soprattutto all’interno di determinate aree geografiche.

Il punto e proprio questo: chi cerca un’occupazione ha la percezione di un mercato in cui la domanda di lavoro e latitante, ma contemporaneamente le imprese cercano lavoratori senza trovarli. E non soltanto nelle fasce professionali superiori: anche in quelle piu basse. Certo, la domanda di lavoro ha subito una forte flessione in questi mesi; ma il problema cruciale, nel nostro Paese, prima e piu che il difetto della domanda, e costituito dal difetto dei servizi indispensabili per mettere la domanda in comunicazione con l’offerta.